I Viaggi di Kiara

Cochin

Una passeggiata per Cochin (Kerala)

Alle reti da pesca cinesi

Cochin (Kerala), 22 marzo 2017

Giungiamo in questa cittadina del Kerala intorno alle ore 8.30 e fuori ci sono già quasi 30 gradi con una umidità che supera abbondantemente il 100% ed il caldo è assai soffocante ma la stanchezza che sentiamo dentro di noi viene vinta da una nuova escursione che partirà intorno alle 9.00/9.15 dal porto per vedere questo villaggio che principalmente è popolato per la stragrande maggioranza da pescatori.

Fort Cochin è situata nella zona sud-ovest dell’India nella regione del Kerala e sorge su di una penisola che si estende per 19 Km ed è larga a malapena 1.5 Km e verso ovest si apre al mare Arabico dove confluiscono i fiumi che provengono dai monti del Ghati Occidentale. Il terreno del villaggio si presenta con accumuli di sedimenti alluvionali ad alto tasso di salinità nell’immediato entroterra alle spalle di uno stagno. La vegetazione in questa zona è ricca di mangrovie e vi si possono trovare, nelle acque del Mar Arabico, anche alcune specie di particolari delfini.

Dopo una breve visita del villaggio arriviamo alla Chiesa di San Francesco che è stata costruita nel 1503 ed è la chiesa Europea più antica dell’India e contiene al suo interno forte significato storico. In questa città vi morì il famoso esploratore portoghese Vasco de Gama nel 1524 e fu seppellito in questa chiesa ma solamente dopo 14 anni fu trasportato nella sua terra natia a Lisbona. La chiesa in origine era stata costruita in legno e poi successivamente edificata dai frati francescani con mattoni e malta con tetto in tegole intorno al 1516 quando poi venne dedicata a Sant’Antonio, che ne mantennero il controllo fino al 1663 quando fu trasformata in una chiesa-governo. La chiesa è stato dichiarata monumento “protetto” nel 1923 ed è di proprietà della Diocesi del nord del Kerala.

Esterno della chiesa di San Francesco    Interno della Chiesa di San Francesco    Reti da pesca cinesi

Appena abbandonata la Chiesa di San Francesco ci dirigiamo, senza tornare al pullman, a visitare le reti da pesca cinesi. La guida ci descrive, anche se parla in inglese, ci sforziamo a capirla, che queste reti sono originarie della costa occidentale dell’India e a 250 Km dalla costa estrema meridionale e sono gigantesche (la misura precisa non la sappiamo) e occorrono di un punto di appoggio e di contrappesi per bilanciare ciò che si è pescato, mentre quando non sono in uso rete e telaio rimangono sospesi. La pesca con queste reti dura dalle 3 alle 5 ore ed inizia la mattina molto presto e successivamente quest’ultime vengono abbassate dolcemente e rimangono sott’acqua tra i 4 e i 20 minuti anche se poi il caposquadra sa quando tirarle su in base alla sua maturata esperienza nell’utilizzo di questo mezzo assai particolare.

Dopo questa bellissima esperienza (che porterò nel mio cuore) con la prova delle reti da pesca cinesi ci dirigiamo verso il locale mercato del pesce che tra un banco e l’altro anche se del tutto fatiscenti, vi troviamo dei bambini che vendono della merce locale che si presenta alquanto colorato e ricco di merce come borsette, braccialetti, scatole ed altro di artigianato locale assai curioso.

Camminando camminando ci troviamo al Mattancherry Palace o conosciuto dagli abitanti del posto come Palazzo Olandese è stato donato dai portoghesi al re di Cochin intorno al 1555 oggi suddetto palazzo raccoglie una vasta galleria di ritratti. Il palazzo ha una struttura quadrangolare in chiaro stile Nalukettu (=lo stile tradizionale della regione del Kerala), all’interno della struttura vi sono tre templi uno dedicato a Pazhayannur Bhagavati (=protettrice dei reali di Cochin), un altro al Signore Krishna e l’altro al Dio Shiva. In alcuni aspetti il palazzo ricorda l’architettura europea come per gli archi che lo completano. Suddetta struttura è stata ristrutturata tra il 2007 ed il 2009.

Locale mercato del pesce a Cochin   Palazzo Mattancherry o Palazzo Olandese   Via Ebraica e negozio di profumi

Usciti dal Palazzo Olandese ci incamminiamo verso la via Ebraica dove vi troviamo numerosi negozi di souvenir (i primi dopo Mumbay e New Mangalore) e di alcuni profumi assai pregiati e spezie per cucinare che attraggono molto la curiosità di noi donne alla sottoscritta non manca il caso di comprare alcuni buoni profumi ed alcuni indumenti di chiara origine indiana e dai vasti colori meritano anche solo una foto come delle essenze profumate oltre alla lavorazione di un sari in piena regola ad un telaio in legno assai pregiato uno spettacolo in piena regola da vedere tale lavorazione.

Terminato lo shopping che è durato a mio giudizio fin poco tempo (30 minuti scarsi) è il momento dell’ultima tappa della nostra passeggiata per Cochin andando alla Sinagoga. L’interno (non fotografato purtroppo) della stessa si presenta con delle piastrelle di colore bianco/azzurro dipinte in Cina e al soffitto con lampadari di vetro colorato provenienti da Murano oltre ai diversi rotoli della Torah che sono custoditi dentro preziose teche in oro ed argento, oltre ai numerosi tappeti di origine etiope ed altre numerose reliquie (donati dagli imperatori di passaggio nel villaggio di Cochin). 

E così siamo giunti al termine di questa nuova escursione in terra indiana e da stasera la nave abbandonerà per sempre l’India per la prossima terra: Le Maldive. Mi guardo indietro e mi chiedo cosa mi rimarrà dell’India? La povertà ma il sorriso spensierato della popolazione e la voglia di vivere con poco e non amanti del lusso poco ed ancora sconosciuto nella speranza che non cambi la loro voglia di vivere così spensieratamente come lo sono al giorno d’oggi.

F.to Chiara Casebasse (tratto dal mio diario personale di viaggio nella quale annoto impressioni di viaggio ed altro ancora…)

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